Di calciatori che fanno l'università se ne contano sulle dita della mano. Di quelli che, oltre a sudare in campo, sudano sui libri e ne scrivono pure, beh, quelli proprio si contano sulle dita della mano di un monco. Anzi, no, uno che fa tutte queste cose assieme c'è: si chiama Federico Masi e gioca nel Bari. Come faccia, non si sa: "No, si può fare, il tempo si trova", ci assicura. Il suo romanzo, "Masia, un calcio alla vita", è un giallo ambientato nel mondo del calcio che ha subito incontrato i favori del pubblico. Uscito il 16 settembre, a Firenze è già andato esaurito. Nel capoluogo pugliese, invece, per ragioni di distribuzione, non si trova ancora nelle librerie ma è solo questione di giorni. Tuttobari ha intervistato in esclusiva il calciatore scrittore. Ecco cosa ci ha detto.
Federico, giochi a calcio, scrivi libri, studi giurisprudenza. I motivi di questa iperattività quali sono? "Il calcio è la mia passione e diciamo pure che è la cosa che più mi piace fare. Lo studio e la scrittura? Mi fanno tenere il cervello allenato, mettiamola così. Noi calciatori viviamo in un mondo a sè, rischiamo di alienarci dalla realtà: ecco, frequentare l'università e cimentarmi in un romanzo mi ha aiutato a tenere i piedi per terra".
Nella tua testa è nata prima la trama del libro o il desiderio impreciso di scriverne uno? "É andata così. Era il 2010, il 22 maggio di quell'anno ho subito il secondo infortunio grave al ginocchio destro, due giorni dopo ho cominciato a buttare già delle righe. Costituivano una specie di diario, un insieme di scenette. Scrivere quelle cose è stato un passatempo, un divertimento, uno sfogo in un periodo nero della mia vita. La riabilitazione è stata lunga e faticosa, pensavo di smettere con il calcio".
E invece lì è nato lo scrittore. "Sì, è così. Pian piano quelle scenette avevano un ordine sempre più preciso, dalla forma diario passavo alla forma romanzo. L'obiettivo era scrivere un giallo scorrevole, non pesante, qualcosa che sarebbe piaciuto leggere anche a me. Riuscire ad amalgamare le mie due passioni, quella per il calcio e quella per il giallo, è stata la spinta che mi ha portato sin qui".
Quanto tempo ci hai messo per completare l'opera? "Un sacco, due anni e due mesi. Ho chiuso tutto nell'agosto del 2012".
Sei contento del risultato finale oppure sei uno di quegli artisti mai soddisfatti di sè? "Sì, ora sono contento, orgoglioso per quanto fatto, ma essendo un perfezionista molto severo con se stesso ci ho messo tantissimo per arrivare a un esito per me soddisfacente. Mi hanno aiutato molto la mia famiglia e un amico di Firenze, ogni tanto chiedevo a loro consigli e pareri su quello che avevo scritto".
Quali sono le difficoltà che hai incontrato in fase di scrittura? "La cosa più complicata è stata creare e sviluppare una storia con dei personaggi dal comportamento coerente. Mantenere sempre il filo logico del racconto non è cosa semplice".
E la cosa che ti ha dato più soddisfazione? "Sai, creare una storia dal nulla, immaginare una realtà che non esiste dà davvero una grande gioia. Scrivere mi rilassa, e se da un lato mi aiuta ad isolarmi dall'altro mi riallaccia al mondo vero, quello che spesso noi calciatori non viviamo. E poi è così divertente far fare ai personaggi quello che vuoi tu..."
Ci puoi raccontare il tuo processo creativo? "Ogni volta che avevo un'idea utile per il mio libro me l'appuntavo sull'iPad. É successo spesso in ritiro, soprattutto di sera. Scritte un po' di pagine ho preso una pausa e dopo qualche mese ho riletto tutto quello che mi ero appuntato: essermi allontanato per un po' dalla mia storia mi ha aiutato molto a volutare criticamente e in maniera distaccata il mio lavoro. Dopodichè ho ripreso il racconto".
Come descriveresti il libro? "Un giallo con venature sentimentali. Mi piace indagare le dinamiche sentimentali e questo è un aspetto che probabilmente sarà ancora più spiccato nel mio prossimo lavoro. Sì, ho già nel cassetto materiale nuovo".
Insomma, non ti fermi con questo libro. A scuola come andavi in italiano? "Bene. Anche se ho fatto il liceo scientifico ho sempre preferito le materie letterarie. Italiano, storia, filosofia...in questi ambiti trovavo il sentimento che non riconoscevo nello studio della matematica".
E oggi cosa ti piace leggere? "Mi sono avvicinato a libri attraverso cose leggere come la saga di Harry Potter. Poi son passato a Dan Brown, ora sul mio comodino c'è 1984 di Orwell".
E cosa ha ispirato le atmosfere e gli intrighi del tuo libro? "Beh, non voglio dire una bestemmia accostandomi a Camilleri ma, insomma, amo il personaggio di Montalbano e in qualche modo è stato una fonte di ispirazione".
"La vita la si può interpretare liberamente. Io la interpreto così, con un lato umano e uno magico. Io sento la magia dentro di me". Beh, che bella questa cosa che hai detto. "Grazie! Sì, la penso così. In cosa trovo la magia? Nella mia tranquillità, nel lavoro che faccio, nella famiglia, nel rapporto con i miei amici, pochi ma buoni. Nella vita di tutti i giorni ci sono difficoltà piccole e grandi, ognuno di noi affronta una sfida personale. Lottare ogni giorno con il sorriso sulle labbra è il mio segreto per affrontare le avversità nel migliore dei modi".
Tornando al libro, è stato difficile trovare un editore? "Non avevo mai avuto a che fare con il mondo dell'editoria e per questo non sapevo che molte case si fanno pagare per la pubblicazione di un nuovo titolo. In ogni caso io ad agosto del 2012 mi sono messo alla ricerca di un editore vero ed affidabile e ho trovato quelli di Edizioni Galassia Arte, che non mi hanno chiesto alcun contributo: mi hanno chiesto invece sei mesi per leggere quello che avevo scritto e valutare se meritasse di andare in stampa. L'attesa è stata lunga ma alla fine la mia pazienza è stata ripagata".
"Masia, un calcio alla vita" è nato sulla spinta di quale tua urgenza? "Sentivo il bisogno di raccontare un calcio diverso da quello che si racconta solitamente, di descrivere un prototipo umano ben lontano dalla stereotipo del calciatore ignorante, che lavora poco e guadagna tanto: mi premeva dire, cioè, che esiste ancora un calcio genuino, autentico, fatto di sana vita di spogliatoio, di sudore, di sconfitte e di pianti. Il mio è un messaggio positivo".
Mentre c'è un altro calcio che non ti piace. "Hai presente quando un bambino vede un pallone? E che ci fa? Lo prende e ci gioca. Quello è il calcio che mi piace, quello giocato. Non mi piace invece quello degli scandali, delle cose buie".
Il "Masia" del titolo rimanda alla cantera del Barcellona ma anche al tuo nome. Un gioco di parole divertente. "Sì, è un titolo che mi è piaciuto subito. Ognuno ci legge quel che vuole: il mio nome, la mafia, la magia..."
Facciamo una scommessa: chi leggerà per primo dei tuoi compagni di squadra il libro? "Non voglio sembrare immodesto ma me l'han già chiesto in tanti: De Falco, Ceppitelli, Romizi, Altobello, Statella, Pena, sono tutti molto curiosi".
E non provi una sorta di imbarazzo, di pudore, nel far leggere le tue cose? "No, niente di tutto questo. Scrivendo questo romanzo ho provato a fare qualcosa che mi è piaciuto fare, e provarci è sempre una cosa nobile. Ora sono curioso di sapere le critiche, che effetto insomma ha fatto questo giallo sui miei lettori. Ci sono persone che fanno cose cattive e non se ne vergognano, perchè dovrei vergognarmi io?"
RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL'ESCLUSIVA CONSENTITA, PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE TUTTOBARI.COM
Autore: Diego Fiore / Twitter: @DiegoFiore1
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