Sono trascorsi due terzi di campionato e le squadre si preparano alla volata finale. C’è chi si affida alla superiorità tecnica dei propri giocatori come il Sassuolo di Berardi e Laurientè, chi si basa sulla fisicità come lo Spezia e chi vola sulle ali dell’entusiasmo come le vespe di Castellammare di Stabia. E il Bari? La via non sembra essere tracciata in modo limpido. La squadra alterna partite di dominio ad altre di sofferenza sfiancante. I momenti altalenanti sono presenti anche all’interno della stessa partita con la conseguenza di risultare secondi in classifica se si considerano solo i primi tempi e penultimi se si considerano solo i secondi.

E allora chi finisce sotto la lente d’ingrandimento se non il gestore di tutte le componenti della squadra, il mister Longo?

In primis la squadra sembra essere regredita a livello di manovra corale. Dopo un inizio di stagione comprensibilmente macchinoso che è servito per metabolizzare i dettami tattici, la squadra ha attraversato una fase di soddisfacente fluidità esaltando le giocate dei singoli (Dorval in particolar modo). Questo trend positivo è, però, durato poco. Negli ultimi tempi la squadra sembra essersi affidata a spunti individuali e poco altro. Il mister non sta riuscendo a realizzare le proprie idee e le spiegazioni date non sono state esattamente convincenti. Si è parlato di caratteristiche di squadra, di scarsa attitudine a battagliare e di poche giocate individuali.

In tutti e tre i fattori non si può non notare come la mano dell’allenatore possa incidere. Ammettendo che i giocatori abbiano caratteristiche ben definite è comunque compito di un allenatore tirar fuori da essi quell’ardore necessario ad entrare in campo con l’atteggiamento giusto e, soprattutto, a mantenerlo.

Se le caratteristiche sono quelle da “palleggiatori” ci si aspetterebbe un possesso maggiormente finalizzato a trovare gli spazi giusti e non, come accade negli ultimi tempi, uno spartito spesso monotono.

Venendo ai singoli, si può assolutamente concordare con il mister che ha sostenuto che la qualità in B sia più bassa e che la preparazione tattica delle difese occluda la maggior parte dei varchi, ma è anche vero che queste parole sono riconducibili al post-Cesena, ovvero l’ennesima partita della stagione in superiorità numerica senza vittoria. E non si può di certo pensare che la superiorità sia uno svantaggio.

Inoltre, la qualità della squadra è aumentata nel mercato di gennaio. Pereiro, Maggiore e Bonfanti rappresentano un boost di tutto rispetto per il campionato cadetto e spetta alla guida tecnica farli rendere al meglio. Su questo aspetto è comunque giusto aspettare dato l’arrivo recente dei tre e la condizione fisica non ideale. È innegabile, però, che a fine stagione questo trio potrebbe togliere un ulteriore alibi nella valutazione della stagione.

L’ultimo terzo di campionato è quello in cui si decide tutto e il Bari è ancora in corsa per regalarsi un sogno. Molto passa dal mister, si attendono risposte in tempi brevi.

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 20 febbraio 2025 alle 07:00
Autore: Cosimo Mirizzi
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