Si chiude con questa puntata riassuntiva la rubrica sulla meravigliosa stagione fallimentare. Un appuntamento che vi ha tenuto compagnia per circa due mesi. Abbiamo cominciato con l'uomo simbolo Daniele Sciaudone e abbiamo chiuso con l'indimenticabile capitano di quelle stagioni, Marino Defendi. Un'annata che proprio nel 2024 ha celebrato il decennale e che resta una delle più incredibili nella storia calcistica del Bari, sebbene non abbia coinciso con una promozione o con un risultato importante sul campo. Queste interviste sono state un modo per noi, così come per voi, di rivivere ricordi ed emozioni che non ti lasciano più, anche a distanza di anni. Perché se è vero che ciò che conta nel calcio sono i trofei e i successi, è anche vero che ciò che rimane nel cuore della gente, molto spesso, sono le imprese, il cuore gettato oltre l'ostacolo, la rimonta, la risalita, il pienone allo stadio e l'armonia tra squadra e tifosi. Tutti ingredienti di quella stagione indimenticabile.
Come detto, abbiamo cominciato con Sciaudone. "Sono stati anni indimenticabili, in campo e fuori. Di quelle stagioni mi rimangono, sicuramente, le amicizie e l'amore incondizionato della gente, che tutt'ora continua", ci ha detto il trascinatore di quel Bari, che condensa tutto ciò di cui stiamo parlando. Un amore che coinvolse tutti i giocatori e che continua anche oggi. Nel secondo appuntamento abbiamo intervistato Cani, che aveva nel destino Bari, lui che, nato in Albania, sbarcò piccolissimo in Puglia. "Mi è capitato di giocare in società allo sbando, ma mai in una squadra che ogni giorno rischiava di fallire. Questa situazione ci impauriva e al contempo ci stimolava, facendoci trovare quell'alchimia che poi è proseguita fino alla fine della stagione", alcune delle parole del gigante buono, che ci fa capire come anche nella situazione estremamente negativa che circondava Bari, i giocatori siano riusciti a trovare la forza di andare oltre l'ostacolo e oltre le difficoltà, evidenti.
Poi è toccato a Zanon, esperto terzino, giunto nella seconda parte di stagione, quella decisiva. "C'era un amore e un attaccamento incredibile, con i tifosi che cantavano e ci osannavano, nonostante la sconfitta. Sono scene mai più riviste, neanche in piazze dove ho vinto i campionati". L'arcigno difensore ha riassunto un pensiero espresso da molti suoi compagni: il tifo trovato a Bari ha pochi eguali in Italia. Non fu un supporto solo nei momenti positivi, ma anche e soprattutto nelle sconfitte, come quella durissima di Latina. Nel quarto appuntamento abbiamo sentito Romizi, pilastro del centrocampo biancorosso, di cui vogliamo evidenziare queste belle parole: "La cosa più bella, a parte il risultato sul campo, è stato riaccendere l'amore della gente, che poi è rimasto intatto negli anni a seguire e prosegue tutt'ora". Puro Vangelo. Il Bari in quegli anni, soprattutto post retrocessione e calcio scommesse, aveva perso, e non si può certo biasimarli, l'amore di una parte importante dei suoi tifosi. La rabbia, la delusione e lo sconcerto avevano allontanato dallo stadio molti fedelissimi. La bravura di questi ragazzi, oltre che sul campo, fu quella di riaccendere l'amore per questi colori e la voglia di tornare a tifare. Che poi è un po' l'essenza del calcio.
In quinta battuta è toccato a Beltrame, al tempo giovane prospetto in rampa di lancio. "A livello individuale fu una stagione di alti e bassi. Il gol all'ultima giornata contro il Novara fu una liberazione. A livello di gruppo invece è stato qualcosa di incredibile", tra le sue frasi più significative. Perché Bari in quella stagione era il Bari e non era i singoli Beltrame, Defendi, Sciaudone e compagnia. Il gruppo andava oltre il singolo, anche rispetto a chi era in prestito o solo di passaggio. Tutti erano pienamente coinvolti nel mondo Bari.Nel penultimo appuntamento è stato protagonista Chiosa, difensore, di cui ci ha colpito un aneddoto. "L'ho riguardato diverse volte(il film sulla stagione fallimentare), ma chi lo guarda più di me è mia moglie. Alcune volte la trovo sul divano, da sola, che lo guarda e ogni volta rimane stupita, come se fosse la prima volta. Questo dà la dimensione di ciò che è stato anche a chi non l'ha vissuta". Come giustamente ha espresso Chiosa, il Bari, anche grazie a quel film, è diventato un fenomeno sociale amato e apprezzato da tutti, anche da chi era lontanissimo dalla sfera barese.
L'ultima puntata ha visto protagonista il capitano Defendi, vera e propria ancora di un Bari in continua risalita e discesa. Riguardo i compagni con cui legò di più, disse: "Vi faccio due nomi: Polenta e Beltrame. Con il primo soprattutto per la passione condivisa della pesca. Posso anche dire, con tranquillità, che quell'anno eravamo veramente una famiglia. Se si doveva fare un'uscita o una cena c'era veramente tutta la rosa. Eravamo squadra soprattutto fuori dal campo". Il giusto suggello sulla nostra rubrica che esprime come questa squadra sia sempre stata un tutt'uno, anche nei momenti in cui le cose non giravano. In campo, ma soprattutto fuori. Perché se si vuole costruire una buona squadra bisogna costruire prima dei rapporti e questa formazione l'ha fatto nella migliore maniera possibile. Noi e voi saremo sempre grati a questi ragazzi e, a prescindere dal presente e dal futuro del Bari, non li dimenticheremo mai.
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