Nel proseguo della nostra intervistaSimone Cavalli, abbiamo parlato anche dei suoi trascorsi in carriera, inclusa la parentesi in biancorosso. ​​​​​

Sul ricordo più bello in maglia Bari"Il gol nel derby è ciò che mi ricordano in tanti e che sappiamo quanto conti per i tifosi. Vincemmo 2-1 lì, facemmo una partita strepitosa e credo che quella rete sia la più bella e memorabile della mia carriera".

Sugli allenatori più importanti che lo hanno allenato: "Conte era un predestinato. Lo abbiamo visto da subito che sarebbe diventato un grandissimo allenatore. Era agli inizi, ma aveva già una mentalità difficile da trovare. Mi fa piacere che si sia confermato ad altissimi livelli, ma non mi sorprende perché aveva tutto sin da subito per una carriera importante. Trasmette grande passione. Mazzarri? È diverso da Conte perché meno caratteriale, ma anche lui ha fatto degli ottimi campionati, sa quello che vuole ed ha sempre avuto ottime idee. Mi ha sempre trattato bene, una brava persona. Presta molta attenzione al lavoro sul campo. Con Fabrizio Castori ho fatto due anni a Cesena, vincendo pure un campionato. Da un punto di vista numerico, sono stati i miei anni migliori. Lui mi ha lanciato, posso parlarne solo bene. Ha un carisma esagerato e mi ha sempre affascinato che lui si sia costruito una carriera partendo dal basso. Qualche volta ci sentiamo e ci mandiamo qualche messaggio. Ragiona alla vecchia maniera, però dà un grande contributo alle squadre che allena".

​​​​​ Un bilancio della sua carriera"In certi momenti potevo accelerare un po' di più e crederci un po' di più, in altri forse penso di aver fatto il massimo. Alcuni punti della mia carriera, come quando andai via a metà anno dal Bari, hanno segnato il mio percorso. Tanti cambiamenti indirizzano il proprio destino. Alla fine credo che bisogna prendere ciò che capita nella propria vita e farne tesoro".

Sulla sua attuale occupazione"Adesso alleno in Promozione. Mi sono allontanato dal professionismo, ora do una mano alle squadre del paese. Mi diverte, non so se può essere la mia professione. Quando si vive di calcio per 13/14 anni, poi ti rimane dentro. La volontà è quella di fare crescere i giovani e dare quello che ho ricevuto dai miei allenatori".

Sezione: Esclusive / Data: Mar 08 ottobre 2024 alle 22:00
Autore: Piervito Perta
vedi letture
Print