Nicholas Bonfanti, neo acquisto del Bari, è intervenuto questo sera nel consueto appuntamento settimanale de Il bianco e il rosso. Ecco le sue parole.

Sul match contro la Juve Stabia: "La partita è stata approcciata anche bene, i nostri avversari sono stati forse più bravi a sapere leggere i momenti topici del match e ad approfittarne. Inutile guardarsi indietro, stiamo già pensando al prossimo. Il Menti è un ambiente caldo, questo è risaputo e infatti il grosso dei punti lo hanno conquistato lì. Sicuramente potevamo fare di più e non è stata la nostra miglior prestazione, ma bisogna saper andare avanti".

Ancora sulla partita di Castellammare: "Io e Favilli abbiamo toccato pochi palloni. Alcune cose ci sono uscite altre meno. Siamo stati bravi a riaprirla e poi ci siamo sbilanciati per provare a pareggiarla, ma abbiamo subito il terzo. Ho giocato qualche mese fa, col Pisa, sempre in questo stadio e posso dire che il match è stato molto simile. Loro si allenano lì e sono avvantaggiati, l'ambiente sicuramente, da avversari, è particolarmente ostico. Gli alibi però non servono, facciamo mea culpa".

Sulla scelta di Bari e su gli obiettivi: "L'obiettivo rimane quello dei play-off. Ho conosciuto il mister in queste settimane e ho notato che è una persona preparata e scrupolosa. Ho scelto Bari in cinque minuti, per le ambizioni, per i tifosi e per la fama che ha questa città".

Sulle sue caratteristiche: "In carriera mi è mancata un po' la continuità di prestazioni. A Pisa la stavo trovando, avevo segnato cinque gol in nove match, poi qualcosa è cambiato ed ho scelto Bari anche per trovare maggiore continuità. Mi reputo un attaccante moderno e potente, il tipico giocatore d'area di rigore. Sono bravo ad attaccare la profondità. Devo migliorare nel dialogo con i compagni e il gioco spalle alla porta".

Su come predilige giocare: "Posso giocare sia da unica punta sia in coppia. Chiaramente con un compagno mi trovo meglio, poi è il mister a decidere. Siamo una bella batteria di attaccanti e la scelta non è facile".

Spazio poi a un aneddoto sul suo soprannome, 'Lo squalo': "Il mio soprannome nasce dal fisioterapista che avevo nelle giovanili dell'Inter. Prima di un match mi disse che se avessi segnato avrei dovuto fare il gesto dello squalo. In quella partita feci doppietta e da allora non ho più cambiato quell'esultanza".

Su cosa manca ai galletti: "Al Bari manca uno step mentale per fare il salto di qualitá. Le capacità tecniche ci sono tutte. Qui si gioca bene, meglio anche di Pisa probabilmente, ma la differenza sta proprio in quell'approccio che differenzia le prime della classe da tutte le altre. Longo mi chiede di riempire di più l'area di rigore, mentre Inzaghi mi chiedeva di allungare di più la squadra. Sono stato chiamato proprio per questo a Bari per creare superiorità e dare maggiore peso alla squadra".

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 10 febbraio 2025 alle 23:00
Autore: Armando Ruggiero
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