Galletto allo spiedo. Spennato, cotto a puntino da tre chef: Piscopo, Adorante e Leone. Colpito e affondato e addio a quella continuità tanto agognata. Il Galletto, per l’ennesima volta, mangia la mela del peccato nel giardino dell’Eden della discontinuità e vanifica quanto di buono aveva fatto una settimana fa. A questo punto dobbiamo farcene una ragione: il Bari é sì continuo, ma nell’essere discontinuo. No, non é una Marzullata.

Lo scontro diretto - le due squadre erano a pari punti - avrebbe garantito al Bari, in caso di successo, molto più che una semplice spallata a un’avversaria.

E invece, e invece, e invece… siamo sempre qui a raccontare - any given sunday, ogni maledetta domenica, citando un film del meraviglioso Al Pacino - di una vittoria, di una sconfitta, di un pareggio che sa di amaro. Peccato, alla fine saranno punti pesanti quelli smarriti lungo la strada. Anche perché, e qui casca il Galletto, la squadra avrebbe tutte le carte in regola per impensierire la Cremonese, il Catanzaro e, appunto, la Juve Stabia. Le tre squadre che sono davanti ai biancorossi e che, secondo noi, hanno una rosa di qualità uguale - ma non superiore - a quella del Bari.

Il problema principale alberga nella mentalità. Il Galletto, a tratti, sembra ancora un pulcino. Ma i pulcini devono diventare Galletti alla svelta, per non abbassare più la cresta. Non di fronte a una vespa, almeno. 

Sezione: Copertina / Data: Lun 10 febbraio 2025 alle 09:00
Autore: Raffaele Garinella
vedi letture
Print